Scheda dei pesci

 Pesci di mare


 






alaccia


alice


boga


bosega


branzino


busbana


cantaro


cefalo


cheppia


coda di rospo


corifena


corvina


dentice


gallinella


garizzo


lanzardo


latterino


leccia stella


leccia


mormora


nasello


occhiata


ombrina


orata


pagello


perchia


potassolo


ricciola


salpa


sarago


sardina


sgombro


suro


tombarello


triglia di fango


triglia di scoglio


menora






 Alosa o cheppia
L'alosa è una specie migratrice che in primavera, soprattutto in maggio, risale dal mare per andare a deporre le uova nei tratti di alta pianura, o della bassa collina dei corsi d'acqua. Attualmente le migrazioni coinvolgono un numero notevolmente inferiore di individui rispetto al passato, e interessano tratti più limitati degli affluenti dei principali corsi d'acqua.
Giustificate sono pertanto sono le richieste avanzate da più parti di tutelare la specie, eliminando gli ostacoli che non le consentono di raggiungere le zone idonee alla riproduzione. In particolare, piccole briglie, o dighe, impediscono ai riproduttori di raggiunger i vari affluenti. L'alosa raggiunge 50-60 cm. di lunghezza e 1-2 kg. di peso.
La dieta è costituita principalmente da forme planctoniche e, per gli esemplari di maggiori dimensioni, anche da piccoli pesci.
Tecniche di pesca: Spinning, e passata (raramente)
Esche artificiali: Rotanti, ondulanti, minnows, ecc.
Esche naturali: Bigattini, o lombrichi.
Periodo migliore: Durante la risalita
 Anguillia
Questa specie, un tempo comune nella maggioranza dei corsi d'acqua, con presenze che arrivavano fino alle zone montane, è oggi in sensibile rarefazione. Attualmente la specie è segnalata con una certa presenza nelle acque della pianura, e solo occasionalmente nelle zone montane, le presenze più consistenti comunque riguardano i tratti dei fiumi prossimi alla foce, o buona parte degli affluenti degli stessi.
L'anguilla può raggiungere taglie di oltre 1 mt. e peso superiore a 3 kg. ; la taglia degli individui che si catturano mediamente si aggira comunque sui 40-60 cm.
L'anguilla è un pesce predatore che inizialmente si ciba di piccoli invertebrati e poi di organismi via via più grandi: crostacei, molluschi, anfibi, altri pesci compresi i con specifici e carogne di animali.
Tecniche di pesca: Bolognese, a fondo:
Esche: Bigattini, vermi medio grossi, corbole, pesci a pezzetti.
Periodo migliore: Tarda primavera - autunno non inoltrato.
 Barbo comune
Il barbo comune può raggiungere taglie di 40-50 cm. e circa 2 kg. di peso. Predilige acque correnti e fondi ciottolosi, ma si ritrova anche su fondi sabbiosi. Tipico di questa specie (come d'altra parte anche del barbo canino e del gobione) il muso appuntito e prominente, con la bocca munita di barbigli, che si apre verso il basso: il cibo, costituito essenzialmente da invertebrati, viene infatti raccolto dal barbo direttamente sul fondo. Il barbo comune viene segnalato, con presenze da mediocri a abbondanti in molti fiumi o torrenti dell'intero territorio, con l'esclusione dei corsi d'acqua dell'alta montagna. Negli ultimi decenni il barbo, ha subito una marcata e generalizzata rarefazione.
Tecniche di pesca: Passata, bolognese , fissa , roubaisienne, ledgering a fondo con piombo o pasturatore.
Esche: Bigattini, vermi, gatoss, crisalide, caster, pastella al formaggio.
Consigli: Nei fiumi del piano, medio alti, montature da 0,30 a 1,5 gr. a razzolare sul fondo, leggere trattenute della lenza e rilasci, bigattini fiondati a monte alternati al lancio degli stessi "incollati" sulla linea di pesca se la corrente è più sostenuta. Piombature raggruppate sopra il finale a catena, o torpille e piombini adeguati al peso della montatura. Galleggianti, a forma di pallina o goccia adatti alla corrente e alla trattenuta, ami dal 16 al 20..
Periodo migliore: Tarda primavera - autunno.

 Barbo canino
Il barbo canino è affine al barbo comune, dal quale si distingue con estrema difficoltà.
Nelle acque interne non supera generalmente i 20 cm. di lunghezza, a differenza del barbo comune che raggiunge taglie decisamente maggiori: Predilige acque ben ossigenate e caratterizzate da corrente vivace.Il suo areale di diffusione è per lo più limitato ai principali corsi d'acqua della fascia collinare o montana (anche in acque da salmonidi), con popolamenti di consistenza scarsa o mediocre. Come sopra accennato, esistono notevoli difficoltà nel distinguere fra loro sulla base dei soli caratteri morfologici apprezzabili a prima vista, gli esemplari più giovani delle due specie del genere Barbus, sia per l'elevata variabilità delle livree, sia per la frequente presenza di ibridi nelle aree in cui le due specie convivono. La consistenza e l'effettiva distribuzione del barbo canino nelle acque interne potrà essere appurata solo in seguito a indagini mirate e sulla base di studi atti a chiarire gli aspetti ancora oscuri della sistematica di questi ciprinidi.
Tecniche di pesca: Passata, bolognese , fissa , roubaisienne, ledgering a fondo con piombo o pasturatore.
Esche: Bigattini, vermi, gatoss, crisalide, caster, pastella al formaggio.
Consigli: Nei fiumi del piano, medio alti, montature da 0,30 a 1,5 gr. a razzolare sul fondo, leggere trattenute della lenza e rilasci, bigattini fiondati a monte alternati al lancio degli stessi "incollati" sulla linea di pesca se la corrente è più sostenuta. Piombature raggruppate sopra il finale a catena, o torpille e piombini adeguati al peso della montatura. Galleggianti, a forma di pallina o goccia adatti alla corrente e alla trattenuta, ami dal 16 al 20.
Periodo migliore: Tarda primavera - autunno.
 Barbo europeo
Da alcuni anni, nel corso medio alto del Po, e in altri fiumi medio grandi del territorio, è presente il "Barbus-barbus", altrimenti detto barbo europeo, diverso dal nostro barbo comune per la livrea, più argentea e più ruvida, ma soprattutto per il peso e le dimensioni(fino a 4-5 kg. per 60-70 cm. di lunghezza).
Di origine alloctona, non risulta ancora che ne sia stata regolamentato l'esercizio della pesca.
Tecniche di pesca: Bolognese da 6-7 mt. azione medio rigida, con lenze da 3 a 10 gr. , torpille secca, con finali, corti e robusti(diam.0,14-0,16) ami del 12-16. o a fondo col pasturatore
Esche: Bigattini, vermi, gatoss, crisalide, caster, pastella al formaggio.
Consigli: E' molto sensibile alla pasturazione, quindi,(specie nei fiumi a forte corrente come il Po) si pescherà in trattenuta sulla linea di pesca, alternando ogni 5-10 minuti lanci di spugne cariche di bigattini, e appesantite con sassi, a palle di pastura (meglio rossa al formaggio) farcite di bigattini. Si tratta di un pesce di grande richiamo per i pescatori, in quanto grande lottatore, battagliero quando allamato, ed entusiasmante durante il recupero.
Periodo migliore: Da aprile a novembre.
 Carassio
Il carassio e il carassio dorato, meglio conosciuto come "pesce rosso", sono due specie di origine orientale introdotte in Italia verso la fine del secolo scorso, quindi di origine alloctona. Il carassio e il pesce "rosso" sono diffusi praticamente in quasi tutti i corsi d'acqua della Penisola, specialmente nei tratti medio bassi, nei canali di bonifica, e in alcuni invasi o laghi.
Nelle acque della pianura, la presenza dei carassi risulta spesso preponderante rispetto a quella delle altre specie ittiche per la capacità di questi Ciprinidi di resistere a condizioni di estrema scarsità di ossigeno e di tollerare tassi di inquinamento piuttosto elevati.I carassi misurano mediamente 15-20 cm. con massimi di 30-40 cm.
La loro colorazione è assai variabile volgendo dal bruno scuro, al bruno-giallastro, o al bruno-argenteo. Il regime alimentare, estremamente vario comprende invertebrati bentonici, organismi planctonici e materiale vegetale anche in decomposizione. Il carassio, è un pesce presente molto nei campi di gara di pesca al colpo, e viene catturato in modo preponderante durante le competizioni.
Tecniche di pesca: Passata, a fondo, roubaisienne, inglese.
Esche: Bigattini, lombrichi, mais, e polente aromatizzate.
Periodo migliore: Dalla tarda primavera all'autunno inoltrato(attivo tutto l'anno).
 Carpa
Fra le specie di ciprinidi delle acque dolci italiane, la carpa è quella che raggiunge le maggiori dimensioni, superando talora anche 1m di lunghezza e 20 kg di peso.
La carpa è originaria dell'Europa orientale e dell'Asia. In Italia e di origine alloctona, a parte un ceppo autoctono nostrano chiamato carpa regina.
Abbastanza frequente nei fiumi del piano, e nei canali di bonifica, che rappresentano un ambiente ottimale per questa specie. A causa di ripetuti ripopolamenti, è presente anche nei tratti intermedi o alti di diversi di alcuni fiumi, e laghi appenninici, le cui caratteristiche ecologiche non soddisfano però le esigenze di questo pesce.
Predilige acque ferme o moderatamente correnti, con fondi melmosi e ricchi di vegetazione.
E' onnivora ; si nutre di materiale vegetale fresco o in decomposizione, di invertebrati del fondo e , occasionalmente di avannotti e girini.
Tecniche di pesca: Passata, bolognese, roubaisienne, inglese, a fondo, o carpfishing.
Esche: Bigattini, vermi, mais, polente aromatizzate, boiles.
Consigli: Pesce tipico di fondo, si può pescare quando è molto caldo anche a galla (es. carpodromi), pasturando con piccoli, ma continui lanci di bigattini sul galleggiante , e sollevandolo in modo leggero e verticale. Filo dm. 0,12-0,16, amo dal 12 al 18 e galleggiante da 0,10 a 0,20 gr.
Periodo migliore: Dalla tarda primavera all'autunno(attiva tutto l'anno)
 Amur (carpa erbivora)
La carpa erbivora , comunemente chiamata "amur", è di origine alloctona, proveniente dai bacini di alcuni grandi fiumi cinesi, è stata introdotta a partire dal 1975 in molti canali di bonifica, e bacini artificiali della penisola per scopi di pesca sportiva e, soprattutto per il controllo della vegetazione acquatica infestante ha dato prova di accrescersi rapidamente, riducendo la vegetazione in misura diversa a secondo della densità di semina. Oltre alla carpa erbivora, è possibile trovare in alcune località del territorio altre due specie di provenienza asiatica: la carpa "argento" e la carpa "testa grossa", specie filtratici che si nutrono di fito e zooplancton.
Tecniche di pesca, esche, ecc: Come carpa alloctona e regina.
 Cavedano
Il cavedano, preferisce le acque basse, correnti con fondi ciottolosi o sabbiosi, ma essendo una specie estremamente adattabile si ritrova pure in svariati altri ambienti, anche quando moderatamente inquinati.
Gli esemplari che vivono in acque correnti non superano generalmente 40 cm di lunghezza e 1 kg di peso, mentre gli individui che vivono in grandi fiumi, o bacini lacustri possono raggiungere anche dimensioni maggiori, fino a 60 cm di lunghezza e 3 kg di peso.
I giovani, si cibano in prevalenza di invertebrati, mentre gli adulti hanno una dieta più varia che comprende materiale vegetale e, limitatamente agli esemplari taglia maggiore, anche di piccoli pesci.
Tecniche di pesca: Passata, (bolognese o fissa), roubaisienne, spinning, e mosca
Esche naturali: Bigattini, piccoli vermi, caster, pane, mais, crisalide, e frutta o bacche di stagione (sambuco, uva , more, ecc.)
Esche artificiali: Cucchiaini di vari tipi e colori, mosche galleggianti, o sommerse.
Consigli: Nei tratti di fiume a corrente forte e fondale profondo usare lenze da 1,5 a 8-10 gr con pasturazione a base di bigattini incollati, o spugne di bigattini e pastura(formaggio-pane) appesantite con sassi; finali da 0,08 a 0,14 con torpille o montature di pallini a catenella distribuita su 70 cm, un mt di lenza ami dal 14 al 18. Nei tratti del piano a corrente modesta si possono usare montature più leggere da 0,20 a 1gr, con piombature progressive a scalare, praticando durante la passata leggere trattenute e rilasci quasi radenti il fondo. Durante il periodo estivo, con molto caldo, si pescano anche a "galla" con piccoli lanci ma continui di bigattini, lenze leggerissime da 0,10, a 0,20 gr, amo del 20-24 innescato col bigattino innescato a metà del corpo e appena pinzato(cosiddetto a sistema o orizzontale). Con le esche stagionali,(frutta e bacche) nei periodi relativi, si pesca a fondo, o in passata sfiorando il fondo.
Periodo migliore: attivo tutto l'anno.
 Lasca
La lasca , è un ciprinidi di medie dimensioni; raramente raggiunge infatti 20-25 cm di lunghezza. Specie gregaria, abita le acque correnti a fondo sabbioso e ghiaioso.
Il muso prominente e la bocca che si apre verso il basso, caratteristici della lasca, costituiscono un adattamento alla particolare modalità impiegata da questo pesce per alimentarsi: egli infatti raccoglie direttamente sul fondo il materiale vegetale e talora i piccoli invertebrati di cui si nutre.
La lasca era una delle specie più diffuse nella fascia di pianura e nel tratto intermedio dei corsi d'acqua, compresi quelli minori.
Quasi ovunque, ma in particolare nei tratti pedemontani e basso-collinari è segnalata una marcata tendenza alla riduzione della sua consistenza numerica. Il fenomeno è da attribuire non solo agli sbarramenti costruiti lungo le aste fluviali che impediscono la risalita dei pesci, ma anche alle eccessive captazioni idriche e all'aumentata pressione di pesca.
Tecniche di pesca: Passata,(bolognese o fissa)
Esche: Bigattini, vermi, mais, polente aromatizzate, boiles.Bigattini, pane, piccoli vermi, o pastella al formaggio.
Consigli: Nei tratti intermedi dei fiumi, usare montature leggere 0,30-0,50 gr, ami dal 18 al 24, trattenendo e rilasciando la lenza durante la passata; mantenere il pesce in pastura con piccole palline di pastura a base di pane e formaggio.
Periodo migliore: Dalla tarda primavera all'autunno(attiva tutto l'anno)Aprile- ottobre.
 Luccio
Il luccio, un tempo ampiamente diffuso nelle acque di pianura è attualmente segnalato con presenza medio-scarsa solo in poche e ristrette zone del piano, o in bacini e laghi del tratto basso collinare della penisola.
La forte contrazione numerica della specie è da attribuire al degrado, e spesso alla scomparsa dei siti idonei all'accrescimento e soprattutto alla riproduzione, tra cui fontanili, e forse alla competizione con il persico trota un predatore importato dal nord America alla fine dell'800. Le comuni credenze sulle capacità predatorie del luccio vanno notevolmente ridimensionate, questo Esocide è piuttosto un importante selezionatore ed equilibratore delle popolazioni ittiche, egli infatti consuma in media un quantitativo di prede che, a parità di peso, è paragonabile a quello di molti ciprinidi. Il luccio è un predatore prevalentemente ittiofago che può superare eccezionalmente il metro di lunghezza e i 15 kg di peso.
La riproduzione è precoce ed avviene tra il tardo inverno e l'inizio della primavera.
Tecniche di pesca: A fondo, e a spinning (dalla barca o da riva), a piccola traina (nei laghi).
Esche naturali: Pesce vivo o morto, e vermi.
Esche artificiali: Rotanti, ondulanti argentati, o rossi con fiocco , rapala o pesci finti.
Periodo migliore: Primavera ed autunno inoltrato.
 Muggine
Il muggine, è una specie eurialina che, attratta dall'abbondanza di cibo nei mesi estivi risale dalle foci dei fiumi del piano, spingendosi a volte a monte degli stessi per diversi km, si rinviene anche occasionalmente nel tratto terminale di diversi affluenti, nonché in diversi canali di bonifica (soprattutto nel centro-nord).
Quando le condizioni di inquinamento lo consentono vengono visitate dal muggine calamita, o da altre specie di cefali. Il muggine calamita, da adulto è specie detritivora, raggiunge 50 cm di lunghezza e 1 kg e oltre di peso.
La riproduzione ha luogo esclusivamente in mare.
Tecniche di pesca: Passata(fissa o bolognese) a fondo, roubaisienne.
Esche naturali: Bigattino, verme di terra o arenicola, pane, pastella di sarda.
Consigli: Pasturazione a base di pane ammollato, e farina di pesce, ad intervalli regolari sulla linea di pesca.
Periodo migliore: Estate - autunno.
 Persico trota
Nonostante il nome, il persico trota appartiene ad una famiglia diversa da quella del persico reale. Questo pesce introdotto in Italia alla fine dell'800, è infatti un rappresentante della famiglia Centrarchidi , esclusiva dell'America settentrionale(Black-bass)
Nelle nostre acque interne può raggiungere al massimo 40-60 cm di lunghezza e 3 kg di peso, e si ritrova generalmente nel basso corso dei fiumi del piano, nei canali, e nei bacini o laghi del fondovalle. Questo pesce preferisce specchi d'acqua ferma e limpida, con abbondante vegetazione, ed essendo un vorace predatore di altre specie di pesci, entra talvolta in competizione alimentare con il luccio; per tale motivo, l'introduzione del persico trota può essere individuata come una delle cause della contrazione registrata nelle popolazioni di quest'ultima specie.
Tecniche di pesca: Pesca a fondo, e spinning.
Esche naturali: Pesce vivo, vermi.
Esche artificiali: Ondulanti, rotanti, minnows, esche siliconiche(vermoni)
Periodo migliore: Primavera- autunno(attivo tutto l'anno)
 Pesce gatto
Il pesce gatto supera di rado nelle nostre acque i 35-40 cm di lunghezza.
Originario del Nord America e da tempo introdotto in Italia, il pesce gatto dopo una iniziale espansione, è da tempo entrato in una fase di contrazione numerica.
E' presente in tutti i principali corsi d'acqua del territorio, nei tratti medio-bassi, a volte anche in modo abbondante, nei canali di bonifica, soprattutto nel centro nord, ed occasionalmente nei tratti medio- alti di alcuni fiumi e torrenti appenninici, ciò è imputabile alle massive operazioni di ripopolamento effettuate con pesci di pianura o fughe di esemplari da laghetti adibiti alla pesca sportiva e da bacini artificiali collinari.
Vive in acque stagnanti o debolmente correnti, con fondi melmosi e ricchi di vegetazione. E' molto resistente e sopravvive egregiamente in acque povere di ossigeno e, infossandosi nella melma, può sopportare anche brevi periodi di siccità. Vive sul fondo predando invertebrati, uova e avannotti di altre specie di pesci, girini ed altri piccoli invertebrati.
Tecniche di pesca: Bolognese, fondo.
Esche naturali: Bigattini, vermi medio grossi, corbole, pesce morto a pezzetti.
Periodo migliore: Estate- autunno.
 Persico
Il pesce persico o reale raggiunge al massimo in ambiente lacustre, 45 cm di lunghezza e circa 2 kg di peso.
L'areale italiano del pesce persico è circoscritto al corso medio alto dei principali fiumi , ed ai loro affluenti, ed ai laghi prealpini, od appenninici, con consistenza da abbondante a mediocre.Il persico è stato poi diffuso con i ripopolamenti soprattutto negli invasi artificiali, quali ad esempio i laghetti formatisi nelle cave di sabbia o ghiaia abbandonate, le "casse di espansione"di alcuni fiumi, ecc.
Il pesce persico è un predatore gregario che da giovane si ciba di organismi planctonici, mentre la dieta dell'adulto comprende invertebrati del fondo e piccoli pesci.
Tecniche di pesca: Bolognese a passata e statica, spinning.
Esche naturali: Bigattini, vermi, pesce vivo o morto.
Esche artificiali: Cucchiaini, rotanti, ondulanti, minnows.
Periodo migliore: Primavera- autunno (attivo tutto l'anno)
 Savetta
La savetta è simile alla lasca, da cui si distingue per l'assenza lungo i fianchi della banda longitudinale scura, per il corpo più alto e per le maggiori dimensioni, che possono giungere fino a 35-40 cm di lunghezza, e a 1 kg di peso.
Questa specie endemica dell'Italia settentrionale, popola i principali corsi d'acqua medio-bassi del centro-nord, ed i tratti terminali degli affluenti degli stessi. In questi ultimi anni, complice il degrado ambientale(scale di monta) , l'inquinamento, ed altri fattori legati alla riproduzione si è assistito ad una drastica diminuzione della specie. Pur essendo una specie onnivora, la savetta ha una dieta in cui la componente vegetale incide in misura maggiore che in quella dell'affine lasca.
Tecniche di pesca: Passata(bolognese o fissa), roubaisienne.
Esche: Bigattini, pane o pastella al formaggio.
Consigli: Nella pesca in acque correnti medio veloci, usare lenze da 1,5 a 8-10gr con piombature a pallini scalati e raggruppati verso l'alto o con torpille e pallini(in caso di corrente forte) Per mantenerla in pastura, in base al fondo ed alla corrente in cui peschiamo, lanceremo leggermente a monte della linea di passata mediamente ogni 5-10 minuti, palle di pastura a base di pane e formaggio farcite di bigattini.
Periodo migliore: Maggio- ottobre (attiva tutto l'anno).
 Scardola
La scardola è un tipico Ciprinide delle acque lente di pianura, ricche di vegetazione acquatica indispensabile per la sua alimentazione e riproduzione.
Comune nei tratti planiziari di numerosi corsi d'acqua del territorio, e lungo i canali di bonifica e di irrigazione, è frequente anche nei fontanili.
Come già riportato per altre specie (triotto-tinca), la presenza della scardola nei corpi idrici montani, e collinari è da imputarsi a immissioni eseguite ignorando del tutto le esigenze ecologiche delle specie rilasciate.
E' una delle specie che sembrano subire una certa competizione da parte del carassio, essendosi assistito ad una diminuzione delle stesse nei corsi d'acqua nei quali il carassio è recentemente aumentato quasi a livello infestante. La scardola può raggiungere oltre 25 -30 cm di lunghezza, e 800 gr di peso. Tipico pesce di cattura, è molto presente nei tratti adibiti a campi di gara permanenti.
Tecniche di pesca: Passata, roubaisienne, inglese, fondo.
Esche : Bigattini, caster, vermi e mais (mantenuta in pastura con sfarinati dolci)
Periodo migliore: Maggio- ottobre(attiva tutto l'anno)
 Siluro
Introdotto accidentalmente (fino a che punto non si sa!!) nelle acque del Po questo pesce alloctono ed estraneo alla fauna italiana, è oggi segnalato in quasi tutti i fiumi della penisola con frequenza a volte infestante, e con esemplari di taglia sempre maggiore. Le conseguenze che l'introduzione di questo pesce può determinare sull'ittiofauna autoctona sono imprevedibili, ma l'esperienza dei laghi per la pesca sportiva dove il siluro preda, qualora le dimensioni lo consentano, sono devastanti.
Per dare un'idea dell'impatto negativo che questo vorace predatore può avere sulle popolazioni ittiche locali è sufficiente considerare che ogni singolo esemplare di 50 kg di peso è in grado di consumare nell'arco di un anno molti quintali di pesce.
La specie, molto longeva(30-40 anni), può raggiungere eccezionalmente nei bacini dell'Europa centro-orientale la lunghezza di 5 metri e il peso di 300 kg.
Nell'area padana vengono segnalati, e (fortunatamente!!) catturati esemplari di 50-100 kg di peso.
Tecniche di pesca: A fondo,( da riva o natante) o piccola traina.
Esche: Grossi vermi, pesci vivi o morti(anguilline- scardole)
Periodo migliore: Da aprile a novembre (attivo tutto l'anno)
 Storione: Corbice Comune 
Gli storioni, sono pesci migratori; verso la fine dell'inverno essi risalgono le foci dei principali corsi d'acqua del territorio per riprodurvisi.
Come per tutte le specie migratorie, anche la risalita degli storioni è ostacolata dalle barriere che l'uomo ha elevato lungo i corsi dei fiumi.
Gli storioni sono quindi presenti in modo mediocre nei corsi d'acqua italiani, al contrario in molti laghetti di pesca sportiva vengono introdotti per la pesca "no-kill!!" Le dimensioni della specie sono considerevoli : il cobice può raggiunger i 25 kg di peso e 1,5 metri di lunghezza, lo storione comune 100 kg e 6 metri.
Gli storioni sono principalmente predatori e si alimentano sul fondo catturando molluschi e altri invertebrati ed occasionalmente pesci, in minima parte materiale vegetale.
La specie è protetta, ed il divieto di pesca è esteso tutto l'anno sull'intero territorio.
 Tinca
La tinca che tollera tenori di ossigeno anche estremamente bassi, è specie tipica delle acque di pianura, ferme o debolmente correnti e ricche di vegetazione.
Può raggiunger 40-50 cm di lunghezza, e 2-3 kg di peso. Sebbene la tinca sia largamente diffusa nei corpi idrici della bassa pianura, la sua consistenza numerica è in genere per lo più scarsa o mediocre; popolazioni più consistenti si riscontrano nei canali di bonifica, mentre nei corsi d'acqua naturali, ad eccezione dei tratti più prossimi alla confluenza con il Po, la specie è oggi notevolmente rarefatta.
La tinca è onnivora ma predilige gli invertebrati del fondo, ed in particolare i molluschi.
Tecniche di pesca: Passata bolognese(montature medio-pesanti) e a fondo
Esche naturali: Bigattini, vermi.
Periodo migliore: Estate e autunno.
 Triotto
Il triotto è un Ciprinide di piccole dimensioni, non superando di norma i 20 cm di lunghezza.
Vive in acque stagnanti, o a corso lento; il suo areale naturale è quindi limitato alle zone di pianura.
La specie è presente in quasi tutti i corsi d'acqua del piano, e i quasi tutti gli affluenti; si rinviene comunemente anche nei canali di irrigazione o di bonifica.
In molte zone del territorio è presente anche in tratti più elevati, fino alla bassa montagna a causa di immissioni di materiale ittico prelevato in pianura.
Parte delle segnalazioni di questa specie nelle acque appenniniche è tuttavia verosimilmente da attribuire al vairone e alla rovella che, per la notevole somiglianza vengono spesso confusi con il triotto.
Tecniche di pesca: Passata(bolognese o fissa); preferibili lenze leggere da 0,20-0,70 gr armate con ami dal 20 al 24
Esche: Bigattino, o caster.
 Trota fario
Tipico salmonide delle acque di montagna, la trota fario anche perché regolarmente immessa con i ripopolamenti effettuati ai fini della pesca sportiva risulta presente in quasi tutto il territorio, dalle Alpi alla fascia appenninica, dal nord a sud.
Occasionalmente essa scende più a valle fino alla pianura.
La consistenza di popolamenti è comunque più ricca al nord, essendo esso maggiormente ricco di acque fredde e ben ossigenate necessarie per l'insediamento e per una efficace riproduzione della specie, rispetto al centro -sud.
Anche se la trota fario è segnalata "abbondante", in parecchi corsi d'acqua di montagna , occorre rilevare che il suo regime alimentare e il suo comportamento territoriale non le consentono di raggiunger densità di popolazione paragonabili a quelle osservate per i Ciprinidi Lunga in media 25-30 cm, nei bacini lacustri può raggiungere eccezionalmente anche 50-60 cm di lunghezza e 3-4 kg di peso.
La dieta comprende soprattutto macroinvertebrati (larve di insetti, vermi, crostacei,ecc), ma anche piccoli invertebrati tra cui pesci ed anfibi
Tecniche di pesca: Al tocco, a mosca e spinning.
Esche naturali: Camole, vermi, vivo, gatoss
Esche artificiali: Rotanti, ondulanti, streamer, mosche galleggianti o sommerse.
Periodo migliore: Da marzo a ottobre.
 Trota iridea
La trota iridea, una specie di origine nord americana, è affine alla trota fario, da cui si distingue per la presenza per la presenza di una fascia longitudinale rosa-purpurea sui fianchi e di piccole macchie nere sulla pinna caudale. Nelle nostre acque non supera di regola 50-60 cm, mentre nei paesi d'origine può raggiungere anche 1 metro di lunghezza.
La trota iridea, anni or sono veniva regolarmente immessa nelle acque montane e collinari di categoria D, dove non è tuttavia in grado di riprodursi, ed è quindi in costante diminuzione.
Oggi viene ancora allevata negli impianti di troticoltura esclusivamente a scopo alimentare e per il ripopolamento dei laghetti di pesca sportiva, e di alcuni tratti di zone C, adibiti a campi di gara.
Tecniche di pesca: Bolognese, roubaisienne, spinning, mosca, tremarella striscio, bombarda, nei laghetti di pesca sportiva a volte sussistono limitazioni di pesca di diversa natura.
 Vairone
Piccolo Ciprinide, che raggiunge al massimo la lunghezza di 15-20 cm; ampiamente distribuito, con presenze talora abbondanti nella fascia appenninica collinare e della bassa montagna, a volte è segnalato anche in alcuni laghetti dell'alto appennino.
Gli sbarramenti elevati entro l'alveo dei fiumi, quasi sempre insormontabili per i pesci perché sprovvisti di passaggi e scale di monta, riducono localmente l'entità dei popolamenti di vairone, impedendone gli spostamenti verso le aree di frega.
Tecniche di pesca: Passata leggera(bolognese o fissa). Questo Ciprinide, è presente nelle correntine e nei ritorni d'acqua dei tratti medio-alti dei nostri fiumi, ed è quindi consigliabile usare canne corte di 4-5 mt meglio se fisse, lenze leggere da 0,20 a 1 gr. , piombatura raggruppata sopra il finale di diam. 0,06- 0,08 mm, lungo 40-50 cm, ami dal 20 al 24.
Esche: Bigattini, o piccoli vermi.
Periodo migliore: Primavera e autunno inoltrato.




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